CERIMONIA

L'esperienza che precede il gran giorno.
Quali sono i Ritratti più intimi
di un matrimonio?
Esiste un’esperienza fotografica che pochi sposi conoscono, quella che precede il giorno delle nozze. 
Da quell’esperienza nascono Ritratti che sanno di speranza appena sbocciata, giusto timidamente accennata, come se trattenesse ancora la volatile scia d’incanto dei primi incontri.
Quei Ritratti mescolano i colori pastello dei sogni antichi con le tinte più vivide della realtà.
Senza fretta, senza intrusioni… voi due, solo voi due… e i fragili incanti della natura in cui vi immergete.

Poi arriverà il giorno del matrimonio, e ci saranno altri Ritratti, altre atmosfere, altre gioie.

Ma quei momenti, racchiusi nel prima, sono diversi; poi ci sarà un’altra storia.
Ma, questa, dovete ancora cominciare a viverla, a raccontarla.
Il giorno del matrimonio.

Confusione, ritardi, risa, contrattempi, nodi allo stomaco, eccitazione e lacrime. 
Madri ansiose, amici frenetici, padri taciturni.
E la sposa, la stanza della sposa: l’abito da indossare, i capelli da intrecciare, il respiro da controllare.
E lo sposo, la camera dello sposo: i gemelli da trovare, il nodo della cravatta da rifare, e rifare, e rifare.
Silenzi e chiacchiericci intermittenti nella casa.
Il bouquet posato con delicatezza sul tavolo, in attesa.
Le fedi strette intensamente da dita che si dibattono dentro una tasca.



E tutto questo è solo il prima.
Ma chi si prenderà cura di questi fuggitivi attimi?
Chi li potrà tutti notare, raccogliere, conservare?

Un bambino, tutti lo abbiamo visto... solo a lui è permesso  entrare nella stanza della sposa mentre si sta vestendo, in quella dello sposo mentre si fa fare coraggio dagli amici; solo lui può toccare i fiori sul tavolo e chiedere di ammirare in anticipo quegli anelli già al sicuro in una tasca; solo lui può girare per le stanze, spostarsi tra le persone sedute nei banchi della chiesa, non stare mai seduto mentre si mangia al ristorante.
E solamente lui può vedere davvero da vicino l’attimo più importante di tutti, e i volti delle due persone che stanno respirando quel fugace momento.
Solo a lui è permesso.
A quel bambino, che però ha una macchina fotografica in mano.

Quel bambino sono io.
Perciò non stupitevi se mi vedrete coricato a sporcarmi sull’erba, o mezzo appeso al ramo di un albero, o piegato a testa in giù sul selciato: sto raccogliendo e acchiappando gli attimi che cadono uno dopo l’altro.
Poi, una volta passato tutto, verrò da voi, aprirò la mano e ve li farò ammirare.
E probabilmente, se li vorrete, se li desidererete, ve li donerò, facendovi solennemente promettere di conservarli con cura, dedizione e amore.
E questi siete voi.
Dicono di noi...
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Grazie.
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